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I VIAGGI DEL GUSTO - #MADE FOR ME :: EMOZIONI DI UN GIORNO REGIONE PER REGIONE :: ° LAZIO
I Viaggi Del Gusto UNDER THE TUSCAN SUN

PIAZZA DI SPAGNA ROMALAZIO DA NON PERDERE

  • ROMA ED I SUOI CAPOLAVORI I CASTELLI ROMANI E LE VILLE DI TIVOLI
  • LA CITTA' DEL VATICANO E LA CAPPELLA SISTINA
  • CINECITTA' 
TUTTI I TOUR GUIDATI : LAZIO COME LA DESIDERI
 
 LAZIO DELLA DOLCE VITA: ETERNA BELLEZZA DI ROMA ED EREDITA' DI UN IMPERO  
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LE CITTA' 

ROMA LA SUA CAPITALE 

Dal 1980 il Centro Storico di Roma, le proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella Città e la Basilica di San Paolo Fuori le Mura sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale dell’Umanità , con l’estensione nel 1990 ai beni compresi entro le Mura di Urbano VIII. Dato l’eccezionale valore storico e culturale dei beni appartenenti al patrimonio culturale di Roma è stato adottato, con il supporto dell’organizzazione HERITY, un sistema di valutazione e di certificazione che fornisca al pubblico informazioni sulla rilevanza, conservazione e accessibilità dei suddetti siti, nonché incoraggi i proprietari e/o gestori a valorizzare e conservare meglio il patrimonio di cui sono responsabili. HERITY è l’Organizzazione mondiale per la Certificazione di Qualità della Gestione del Patrimonio Culturale

CAMPIDOGLIO E PIAZZA VENEZIA

Il colle, in antichità, rappresentava la sovranità militare, civile e religiosa di Roma. Simbolizzava la magistratura. La sua poderosa struttura, dominando il guado del Tevere, lo rendeva idoneo a svolgere funzioni difensive e a divenire la sede privilegiata del potere; si stipulavano patti e si discutevano trattati; si prendevano gli auspici; si celebravano i trionfi; si pronunciavano ed eseguivano sentenze. Il Campidoglio è il più basso dei colli romanI. Il Campidoglio .Il Campidoglio venne progressivamente abbandonato alla fine mondo antico, fino al punto di perdere il nome originario, che fu sostituito da quello di Monte Caprino. Poi si arrivò ad una ripresa, che culminò nella definitiva rinascita del XVI secolo, con la sistemazione michelangiolesca, che significativamente rovesciò l’orientamento urbanistico e monumentale del colle, dando le spalle all’antico e pagano Foro e rivolgendosi verso la nuova città dei papi. Piazza Venezia La piazza deve il suo nome al palazzo che il cardinale di Venezia Pietro Barbo, poi eletto papa con il nome di Paolo II (1464-71), fece costruire su quello che ospitava i cardinali del titolo di S. Marco. Anticamente la piazza era detta di S. Marco; quando Pio IV concesse una parte del palazzo alla Serenissima come sede della propria ambasciata, la piazza prese il nome che reca ancor oggi: Venezia. Piazza Venezia era il luogo dove si trovava il traguardo della celebre corsa dei bàrberi, cavalli senza fantino. L’aspetto attuale della piazza è il risultato delle operazioni di sventramento attuate tra il 1885 e il1911 per realizzare il Monumento a Vittorio Emanuele II. Nello scorso secolo la piazza è divenuta celebre in tutto il mondo per le adunate che vi si tenevano durante il Ventennio fascista, in occasione dei numerosi discorsi che Mussolini fece dal balcone del suo studio nel Palazzo di Venezia. Da non perdere: Musei Capitolini, Palazzo Venezia, il Monumento a Vittorio Emanuela II (Vittoriano), San Marco, Santa MAria in Aracoeli.

COLESSEO E I FORI IMPERIALI

Il FORO ROMANO nasce nella parte bassa della valle creata dall'azione erosiva del Tevere lungo i fianchi di quelle lave vulcaniche dalle quali si sarebbero originati i sette colli. Verso la fine del VI secolo a.C., sotto i re Tarquini, la valle fu bonificata e le acque drenate nel Tevere tramite un collettore, la Cloaca Massima. In tal modo l’area fu pronta per accogliere le genti che già vivevano sui colli circostanti, e che qui trovarono il luogo per riunirsi, scambiare le merci e svolgere le principali attività della vita quotidiana: era nato il Foro Romano, che per tutto il periodo della Repubblica, fino al I secolo a.C., sarà lo scenario principale della storia di Roma. L’area oggi occupata dal Colosseo costituiva, ai tempi di Nerone, il fulcro di tutto il complesso della sua Domus Aurea. In particolare, il punto dove poi sorse l’anfiteatro era ccupato da un lago artificiale, che venne prosciugato alla morte dell’imperatore per consentire la costruzione del nuovo grande monumento.

Il suo vero nome è Anfiteatro Flavio, perché costruito dagli imperatori Flavi, mentre quello di Colosseo gli venne dato solo nell’Alto Medioevo, probabilmente in ricordo della vicinanza della statua colossale dell' imperatore Nerone.Alla fine del periodo repubblicano, l’antico Foro Romano risultò insufficiente ad ospitare tutte le funzioni. Roma, ormai al centro di un vero e proprio impero, aveva la necessità di progettare un ampliamento dello spazio forense. La zona più adatta allo scopo venne identificata nell’ampia area pianeggiante situata a nordovest della vecchia piazza.

Qui esisteva da secoli un intricato dedalo di viuzze, botteghe e mercati; Giulio Cesare fu il primo ad intervenire su questo terreno, realizzando quello che poi diventò il "prototipo" dei Fori Imperiali: il Foro di Cesare. Augusto seguì l’esempio di Cesare, aggiungendo, perpendicolarmente a quello del predecessore, un altro Foro, che penetrò profondamente nel cuore della Suburra. Toccò quindi a Vespasiano realizzare più a sud, per celebrare la conquista della Giudea, il grande complesso del Tempio della Pace, che in pratica assunse le funzioni di una piazza pubblica. Fra questo e il precedente Foro di Augusto era rimasto un angusto spazio, che Domiziano si curò di riempire con il cosiddetto "Foro Transitorio", completato dal successore Nerva e che da quest’ultimo prese poi il nome. Quando Traiano giunse al potere, non trovò più un’area abbastanza ampia per accogliere un Foro degno delle sue conquiste, ragion per cui decise di sbancare la sella che univa il Campidoglio con il Quirinale, fino a creare lo spazio necessario per realizzare quello che è di gran lunga il più grande e il più spettacolare dei Fori Imperiali. Da non perdere: il Foro Romano, l'Arco di Costantino, L'Anfiteatro Flavio, il Tempio della Pace, il Foro di Nerva, il Foro Augusto e il Foro di Traiano

FORO BOARIO E PALATINO

L'area del Foro Boario risulta del massimo interesse perché essa è legata agli albori della città, e ancora più importante è quel tratto del Tevere, dove ora sono le rovine del cinquecentesco Ponte Rotto. Le indagini archeologiche ci dicono che intorno all’anno 1000 a.C. si formarono piccoli insediamenti di capanne sul Palatino e sulle altre colline nella piana del Tevere che, a partire dall’VIII secolo, si sarebbero uniti dando vita alla città di Roma. La crescita di questi primitivi insediamenti, costituiti da Latini, Sabini ed Etruschi, fu incentivata dalla opportunità di sviluppare attività mercantili lungo il fiume. Il sale, preziosissimo perché utilizzato nell’allevamento del bestiame e per la conservazione delle carni, veniva estratto alla foce del Tevere, presso Ostia, e quindi trasportato verso le regioni dell’interno attraverso quella pista che sarebbe divenuta la via Salaria. Ma c’era soprattutto un elemento che rese la vicinanza del fiume fondamentale per i destini dei gruppi che abitavano all’epoca il sito del Palatino e degli altri colli: il guado situato a valle dell’Isola Tiberina. Sostituito in seguito dal famoso Ponte Sublicio, questo guado metteva in comunicazione le due piste percorse dagli allevatori di bestiame: la pista che portava verso il Settentrione etrusco e quella che conduceva al Meridione greco, divenute in seguito la via Aurelia e la via Appia. Controllando questo tratto del fiume a poca distanza dall’Isola Tiberina, i primi Romani riuscirono a beneficiare degli intensi scambi tra le due aree e a conseguire rapidamente una posizione di prestigio. Non a caso la riva prospiciente venne detta, sino al tempo dell’impero, Foro Boario, il mercato dei buoi. A sinistra dei resti del Circo Massimo si erge il versante meridionale del colle del Palatino, con gli spettacolari resti dei palazzi imperiali. Da non perdere: Santa Maria in Cosmedin, la Bocca della Verità, l' Ara MAssima di Ercole, il Tempio di Ercole Vincitore e il Tempio di Portuno, San Giorgio in Velabro, il Circo Massimo, il Palatino, la Casa di Augusto.

AVENTINO COLLE DELLA POESIA 

Tra i sette colli di Roma, l’Aventino può essere considerato il colle della poesia. Suggestionati dalla sua serena bellezza, grandi poeti come D’Annunzio e Carducci ne hanno cantato lo splendorenei loro versi; lo stesso Mazzini, al quale è dedicato il monumento nella piazza oggi intitolata a Ugo La Malfa, affacciandosi da quello stesso punto verso la città, abbassò lo sguardo attonito, senza sorridere di fronte a tanta magnificenza. Numerose sono le interpretazioni del nome Aventino: qualcuno lo fa derivare da aves, gli uccelli scorti da questo colle da Remo durante la gara con il fratello Romolo per decidere in quale luogo dovesse sorgere Roma, altri dal termine adventus, raduno, per le riunioni che vi tenevano i plebei in occasione delle celebrazioni di Diana. Un’antica leggenda, inoltre, narra che vi sarebbe stato sepolto il re di Albalonga, Aventinus, dopo che un fulmine lo aveva ucciso. Durante la Monarchia e la Repubblica l’Aventino fu il quartiere della plebe di Roma. Nel 451 a.C. la plebe si ritirò in armi sull’Aventino dopo un ennesimo sopruso della cerchia dei decemviri, capitanati da Appio Claudio, eletti per redigere le Dodici Tavole e presto trasformatisi in oligarchi. La crisi politica si concluse con il suicidio di Appio Claudio, l’ottenimento dei diritti richiesti e il rientro della plebe in città. L’Aventino fu anche il luogo dell’estrema esistenza di Caio Gracco e dei suoi sostenitori e in età contemporanea, furono detti “aventiniani” i deputati italiani che, nel 1924, rifiutarono di rientrare nell’aula di Montecitorio per protestare contro il delitto Matteotti. Trasformatosi tra la Repubblica e l’Impero in luogo di dimore lussuose, sull’Aventino sorsero le Terme Surane, quelle Deciane e quelle di Varo e Silicone. Per il suo lusso fu la zona di Roma che più delle altre soffrì il saccheggio dei Goti di Alarico nel 410 d.C. Dopo il sacco l’Aventino si spopolò e divenne così deserto da essere preferito da monaci e religiosi come sede di cenobi o eremitaggi. Rimasto solitario e suggestivo sino alla fine dell’Ottocento, come testimoniano gli acquarelli di Ettore Roesler Franz, nel corso del Novecento l’Aventino si trasformò in un esclusivo quartiere residenziale dove lussuosi immobili si mescolano agli antichi affascinanti edifici. Da non perdere: Santa Sabina, i Santi Bonifacio e Alessio, il Priorato di Malta, Santa Prisca, la Piramide di Caio Cestio, Monte Testaccio.

TERME DI CARACALLA E LA PASSEGGIATA ARCHEOLOGICA

La zona compresa tra piazza di Porta Capena e piazzale Numa Pompilio rappresenta il cuore di una vasta area archeologica, che parte dal Foro Romano, passa dal Circo Massimo e dalle Terme di Caracalla e conduce fino a Porta San Sebastiano e all’Appia Antica. La Passeggiata Archeologica Le grandi emergenze archeologiche del territorio hanno il loro centro nei maestosi ruderi delle Terme di Caracalla; il viale ad esse intitolato costituisce l’asse principale della cosiddetta “Passeggiata Archeologica” e del nostro itinerario. Questa strada, con la sua prosecuzione via di Porta San Sebastiano, ricalca il tracciato urbano della via Appia, che aveva origine dall’antica Porta Capena delle cosiddette Mura Serviane e che era affiancata da sepolcreti, oggi conservati sul lato della strada. Dopo la fine dell’età imperiale, lungo questa direttrice sorsero alcuni importanti conventi, come quelli di Santa Maria in Tempulo, di San Sisto Vecchio, dei Santi Nereo e Achilleo e di San Cesareo, che spesso assolvevano a compiti di accoglienza per i pellegrini che provenivano dal Sud della penisola. Nei secoli del Medioevo furono questi centri a mantenere in vita, sebbene in stato di semiabbandono questo estremo lembo del territorio urbano entro le Mura Aureliane. Solo dal Rinascimento in poi, con gli importanti ritrovamenti archeologici effettuati nelle Terme di Caracalla, cominciò per l’area un lento progressivo recupero. Dopo l’unità d’Italia, gli interventi mirarono alla tutela degli antichi monumenti, minacciati dalla improvvisa e massiccia urbanizzazione che si verificò nei nuovi quartieri limitrofi, da Testaccio San Giovanni. Con il Ventennio fascista i sogni di fare di quest’area un grande parco archeologico tramontarono e i grandi viali realizzati ad esclusivo uso pedonale divennero arterie di grande scorrimento per il traffico cittadino diretto verso il nuovo quartiere dell’EUR. Da non perdere: Santa Balbina, le Terme di Caracalla, i Santi Nereo e Achilleo, le Mura

IL CELIO FRA BOSCHI ED ACQUEDOTTI

Anticamente il Celio era ricoperto interamente di querce, era chiamato mons Querquetulanus. In seguito derivò il suo nome attuale da aile Vipinnas, il condottiero etrusco Celio Vibenna. Al tempo di Augusto il colle divenne la seconda regio della città, ma l’incendio del 64 d.C. distrusse il tessuto urbano della zona, che venne in gran parte privatizzata da Nerone. Durante il periodo dei Flavi ai piedi del colle sorsero il Colosseo e strutture di servizio per gli spettacoli che si tenevano nell’anfiteatro; l’area s’infittì di sfarzose costruzioni signorili e Settimio Severo restaurò l’acquedotto neroniano, le cui arcate residue ancora oggi caratterizzano la zona. Le ricche dimore del Celio subirono immensi danni a seguito del saccheggio dei Goti di Alarico, protrattosi dal 24 al 27 August dell’anno 410. I terreni devastati furono in seguito acquisiti dalla Chiesa per edificare templi, conventi e ospizi, sfruttando come basamenti le vestigia pagane. Sul Celio sorseto nel secolo VI il grande convento di S. Gregorio e nel IX secolo la diaconia di S. Maria in Domnica e la chiesa dei Quattro Ss. Coronati. Con l’enorme incendio provocato nel 1084 dall’incursione di Roberto il Guiscardo, i luoghi di culto e di devozione del Celio e delle sue vicinanze subirono un colpo gravissimo. Solo a partire dal XVI secolo, la zona conobbe una ripresa edilizia fatta di ville nobiliari e numerose vigne, tra le quali è da ricordare quella della famiglia Mattei, oggi Villa Celimontana. Negli anni Cinquanta fu invece recuperato il complesso monastico dei Ss. Giovanni e Paolo e l’adiacente campanile romanico. Iniziamo il nostro itinerario per i monumenti del colle da via di S. Giovanni in Laterano, dove si trova l’ingresso laterale della basilica di S. Clemente. Da non perdere: San Clemente, i Santi Quattro Coronati, Santo Stefano Rotondo, Santa Maria in Domenica, i Santi Giovanni e Paolo al Celio, San Gregorio al Celio

SAN GIOVANNI IN LATERANO E SANTA CROCE IN GERUSALEMME

Il complesso del Laterano costituisce uno dei luoghi più significativi e centrali nella storia di Roma e della Chiesa, da quando nel 313, con l’Editto di Milano, Costantino, assicurò libertà di culto ai cristiani dell’impero. Oggi l’area è suddivisa in due grandi piazze: la prima è piazza S. Giovanni in Laterano, alle spalle della basilica, che ha come fulcro il grande Obelisco Lateranense, la seconda è piazza di Porta Giovanni, sulla quale si staglia grandiosa settecentesca facciata della basilica, il prospetto posteriore del Palazzo Lateranense e l’edificio. Oggi, per un curioso destino, questa piazza così densa di presenze sacre è divenuta una sorta di “polo laico” della città, che ha visto i funerali di Togliatti e di Berlinguer e che accoglie periodicamente discorsi dei rappresentanti Mayri sindacati nazionali e oceanici raduni in occasione concertone” del primo May. Da non San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, Scala Santa, Battistero Lateranense, Museo Nazionale degli Strumenti Musicali

LA SUBURRA 

La Suburra, il cui nome ha la stessa origine del termine latino suburbium (cioè sottostante alla città, al di fuori dell’urbs, ossia del primitivo stanziamento patrizio sul Palatino), costituiva la parte più popolare di Roma antica: un dedalo di viuzze, botteghe, mercati, catapecchie e insulae, i palazzi a più piani con appartamenti d’affitto. Nella Suburra, abitata da mimi, gladiatori e cortigiane, si trovavano i luoghi più malfamati, le bettole e i vicoli bui teatro di delitti e misfatti. Nella zona vivevano numerosissime famiglie plebee e vi si manifestavano tutte le problematiche umane e sociali della capitale dell’impero. Secondo la maldicente storiografia antica i suoi vicoli vennero frequentati da personaggi come Nerone, che vi si recava in incognito, e Messalina, che usciva nottetempo dai palazzi imperiali in cerca di avventure amorose. Tuttavia la Subura non era soltanto luogo d’ambigua fama: seppure priva di importanti monumenti o edifici pubblici, era ricca di santuari di devozione popolare, come quello di Giunone Lucina, protettrice delle partorienti. Aveva inoltre dato i natali al nobilissimo Giulio Cesare. La Suburra aveva una schietta connotazione popolare. Caratteristica che in gran parte continua a mantenere ancora oggi, sebbene si presenti al tempo stesso come uno dei luoghi più innovativi della città, fervido di iniziative culturali e ricco di locali, negozi, ristoranti. Da non perdere in questo rione sono: La Madonna dei MontiSanta PudenzianaSanta Prassede e Santa Maria Mayre

VIA VENETO SET CINEMATOGRAFICO

Via Veneto, ampia e alberata arteria umbertina, è legata dalla metà del secolo scorso alla vivida cronaca di mondani trascorsi cinematografici e per questo incarna nella memoria collettiva il centro di quella che fu comunemente detta la “dolce vita”. La strada, che parte dalla Porta Pinciana ai confini con Villa Borghese, si cala con andamento snodato e serpentino fino alle viscere della Roma barocca, costituendo una elegante cerniera urbanistica tra l’antico e il moderno. Sulle ceneri di Villa Ludovisi. Ma è anche l’asse portante di un quartiere, il Ludovisi, sorto sulle ceneri di una delle più belle ville di Roma, scomparsa a seguito della selvaggia lottizzazione per Roma Capitale: Villa Ludovisi. Con l’aggiornamento del piano regolatore del 1883. Ci si preparò così alla realizzazione delle arterie pubbliche di via Veneto e di via Boncompagni e alla costruzione intensiva di palazzine di lusso, edifici a più piani ed edilizia alberghiera, che costituiscono oggi la fitta maglia architettonica all’interno della quale si snoda il nostro itinerario. La scomparsa di Villa Ludovisi, di cui oggi sopravvive il Casino detto dell’Aurora in via Lombardia, ebbe una forte eco che rimbalzò sui titoli dei giornali di mezza Europa e rappresentò una cicatrice profonda sul volto della città, che solo lentamente rimarginò, forse grazie al salvifico mantenimento delle ville limitrofe e allo standard lussuoso adottato nel neonato quartiere

L'APPIA ANTICA

La Via Appia Antica è una delle strade di Roma antica che meglio si sono conservate fino ai giorni nostri.

Aperta dal censore Appio Claudio Cieco nel 312 a.C., che fece ampliare una strada preesistente che collegava Roma con le colline di Albano, la via fu presto denominata regina viarum, ossia la regina delle strade, in quanto nel 191 a.C. fu prolungata fino a Brindisi, divenendo così il principale sbocco di Roma per i suoi traffici con l'Oriente. Via Appia Antica La strada, costeggiando il versante marittimo ed essendo arretrata rispetto al fronte di guerra, era più rapida e sicura della via Latina ed assunse ben presto una funzione militare e strategica.
Quasi subito lungo la via cominciarono ad essere costruite le prime tombe, come quelle degli Scipioni, dei Servilii, dei Metelli o di Catalino, tradizione proseguita anche dai cristiani che qui aprirono le più importanti catacombe. Dalla fine del II secolo a.C., con il diffondersi dell'uso del monumento funerario isolato, la via assunse a poco a poco l'aspetto che in gran parte ancora conserva: una doppia linea quasi ininterrotta di sepolcri di varie forme, un alternarsi di tombe di famiglia e di sepolture collettive note come colombari.
Il fondo stradale, nei tratti antichi che meglio sono giunti a noi, è denominato basolato, termine che prende il nome dalle antiche lastre pavimentali costituite da enormi blocchi di basalto vulcanico. Con la caduta dell’Impero Romano la via venne abbandonata a se stessa e rimase a lungo inutilizzata.
Per tutto il Medioevo la via assunse il ruolo di via di pellegrinaggio sia perché costeggiata dalle catacombe, sia perché, conducendo a Brindisi, i pellegrini si imbarcavano per la Terra Santa.

Soltanto nel Rinascimento iniziò la sua lenta ripresa, grazie agli sforzi di numerosi archeologi ed appassionati che contribuirono, insieme agli interventi più recenti, a restituirci l’Appia Antica così come la conosciamo oggi

L'EUR E TRASTEVERE 

Costruito nel 1942 in occasione dell'Esposizione Universale che avrebbe dovuto tenersi nella Capitale per celebrare il ventesimo anniversario della Marcia su Roma fascista (1922), il quartiere EUR, che da tale esposizione prende il nome, è famoso per la sua particolare architettura ispirata all’ideologia fascista, che attinge all'urbanistica classica romana, apportandovi gli elementi del Razionalismo Italiano e del "neoclassicismo semplificato" propugnato dal Piacentini. L'elemento simbolo di questo modello architettonico è il cosiddetto "Colosseo Quadrato", soprannome dato al Palazzo della Civiltà Italiana (noto anche come Palazzo della Civiltà del Lavoro) opera degli architetti Guerrini, La Padula e Romano e ispirato all'arte metafisica. Ma sono tanti gli altri edifici di architettura fascista presenti nella zona, ricordiamo il Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, la stele intitolata a Guglielmo Marconi, il Museo della Civiltà Romana, il Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini e tanti altri.

La costruzione del quartiere venne ultimata solamente alla fine degli anni cinquanta in occasione della XVII Olimpiade, tenutasi a Roma nel 1960, anno in cui furono completate alcune infrastrutture come il Palazzo dello Sport, il Velodromo e il laghetto ad esso adiacente.Attualmente l’Eur, oltre ad ospitare uffici pubblici e privati, è un quartiere residenziale ben servito e molto vivace. Trastevere. Uno dei luoghi più affascinanti di Roma, una rete di stretti viottoli dal sapore antico intervallata dall’apertura di incantevoli piazze: sia che siate turisti, sia che siate romani, Trastevere è il posto che dovete visitare se amate l'arte e la cultura, se vi piace vedere tanta gente o semplicemente se avete voglia di respirare l’aria del borgo che rappresenta la romanità nell’immaginario collettivo.  Trastevere di giorno è una delle zone più ricche di luoghi da visitare. E' senz'altro piacevole passare una giornata camminando nelle strade del rione, oppure godersi il panorama di Roma salendo fin sopra il vicino colle Gianicolo. Ma Trastevere non è solo piazze, chiese e ponti. Passeggiando tra gli artisti di strada, in mezzo agli archi e alle antiche botteghe, troverete anche le opportunità per fare shopping o per rilassarvi tra una visita e l’altra. Curiosando tra i vicoli e dietro gli angoli dei palazzi è possibile incontrare infatti boutique eleganti e profumerie, biscottifici, cererie e negozi di dischi, antiquariato e prodotti etnici, librerie con postazioni internet e centri benessere .Roma Trastevere di notte invece è animata e festosa per la presenza di numerosi locali dove poter trascorrere piacevolmente la serata ma anche per eventi musicali e spettacoli di ogni genere che si tengono nelle sue piazze, Roma Trastevere di notte è un viavai di turisti e persone di tutte le età. La sera si accendono le insegne, si riempiono le strade, si liberano nell’aria i profumi della cucina tipica romana, e le vie del quartiere, soprattutto nella bella stagione, diventano fiumi brulicanti di passanti e punti d’incontro. Da non perdere il mercatino di Porta Portese , uno dei tanti mercatini romani!!

OSTIA ANTICA

Vale senz’altro la pena dedicare un giorno del vostro tour romano alla visita dell’area archeologica di OSTIA ANTICA

Al vostro arrivo sarete trasportati in una tipica antica città romana, di cui rimangono suggestive rovine che testimoniano la vita quotidiana di chi l’ha abitata in passato. Scoprirete così le tipiche abitazioni dell’epoca, gli edifici religiosi, i magazzini, il teatro e gli edifici pubblici, una passeggiata nella storia in un contesto davvero indimenticabileVale senz’altro la pena dedicare un giorno del vostro tour romano alla visita dell’area archeologica 

IL VATICANO

Al tempo stesso città nella città e Stato nello Stato, il Vaticano beneficia dal 1929 (Patti Lateranensi) di un'indipendenza che ne fa il più piccolo Stato del mondo, ma non certo il meno ricco o il meno influente, grazie al suo immenso prestigio spirituale. 

Di fatto, il potere temporale del Papa, e in particolare l'estensione del suo Stato, si sono ridotti sempre di più negli ultimi secoli. Il colpo di grazia venne inferto dalla presa di Roma da parte dell'esercito italiano, nel 1870.
Lo StatoPontificio, oltre che sulla Città del Vaticano, esercita la sua sovranità su un certo numero di edifici romani, che beneficiano dell'extraterritorialità. Conta così in totale 1 milione di cittadini distribuiti su un territorio di 40 ha...
Una visita in Vaticano, indispensabile in ogni soggiorno romano, vi permetterà di scoprire la maestosa piazza S. Pietro, ideata dal Bernini. La basilica edificata nei pressi del luogo del martirio di S. Pietro è un capolavoro architettonico per la cui realizzazione fu necessaria, su un arco di oltre 120 anni, la partecipazione di una decina di grandi architetti: maestri come Bramante, Michelangelo, il Bernini coniugarono e a volte misero a confronto il loro talento.

I CASTELLI ROMANI 

Il nome Castelli Romani indica le sedici cittadine che sorgono sulle alture a sud-est di Roma: Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo, Colonna, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Montecompatri, Monte Porzio Catone, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora, Velletri. 

Per la loro vicinanza a Roma, per l’amenità del paesaggio e la bontà del clima, i Castelli Romani sono stati fin dall’antichità luoghi eletti dai più illustri personaggi della città eterna. Ne sono testimonianza le magnifiche Ville ancora oggi visibili sul territorio. 

IL CIRCEO

Attraverso l'Agro Pontino si arriva a San Felice Circeo, una cittadina di antiche origini (appartenne persino, nel XIII secolo, ai Cavalieri Templari, che vi hanno lasciato una torre), al centro del promontorio dove, secondo la leggenda, la maga Circe compiva i propri incantesimi d'amore. Il monte Circeo, nonostante sia alto appena i 541 metri, domina la pianura. Le sue pendici ospitano numerose caverne, particolarmente importanti per gli studi di paleoantropologia: nel 1939 la grotta Guattari, divisa in quattro cavità che prendono il nome dagli animali dei quali sono state rinvenute le ossa, ha restituito anche un cranio umano di circa 50.000 anni fa, trovato in mezzo a un cerchio di pietre. Interessanti sono anche la grotta delle Capre (la più suggestiva, con una grande apertura ad arco), la grotta del Fossellone, la grotta Breuil e la grotta della maga Circe, raggiungibile solo dal mare. I limiti del promontorio sono poi contrassegnati da antiche torri di vedetta, alcune delle quali sono adesso di proprietà privata: torre Olevola, torre Vittoria, torre del Fico, torre Cervia, torre Paola. Tutto il promontorio, compreso l'abitato di San Felice, rientra nel territorio del Parco Nazionale del Circeo, istituito con una legge del 1934, il più piccolo dei Parchi Nazionali italiani, ma anche il più eterogeneo, essendo l'unico a estendersi in ambiente marino e terrestre. I suoi confini sono stati modificati nel 1977, con l'inclusione dei laghi di Fogliano, dei Monaci e di Caprolace (che sono zone di sosta per varie specie di uccelli migratori), e nel 1979, quando entrò a farne parte anche l'isola di Zannone, per una superficie totale di circa 8.500 ettari. La visita al parco offre, infine, altre interessanti opportunità: da September a November si può andare per funghi, dietro pagamento di una quota; in estate la foresta si può visitare in pullman, accompagnati dalle guide autorizzate. Un centro visitatori è a disposizione del pubblico presso la sede del Parco, a Sabaudia, una cittadina molto bella, inaugurata nell'April 1934 a conclusione dei lavori di bonifica delle paludi Pontine e che merita una sosta

All'interno del parco sono state costituite quattro riserve naturali integrali (denominate Piscina delle Bagnature, Rovine di Circe, Piscina della Gattuccia e Lestra della Coscia). La flora è varia e dal carattere tipicamente mediterraneo. Le querce, nelle diverse varietà (lecci, sughere, farnie, roverelle, cerri e roveri), costituiscono circa l'80% della foresta. Ci sono anche il frassino, l'ontano nero, l'acero campestre, il pioppo, il tiglio,, il lauro, il corbezzolo e il corniolo. Notevole la presenza del pino, al quale, come all'eucalipto, fu affidato il compito di proteggere la zona piantumata a querceto, esposta all'attacco dei venti e della salsedine. Non meno ricco è il sottobosco, per la presenza di 800 specie, dal mirto all'erica, dal pungitopo, al pruno, alle felci. Interessanti anche le piante che si trovano sulle dune sabbiose, altro elemento caratteristico del parco, e la palma nana, che cresce sulle rocce. Ovunque è presente, poi, la macchia mediterranea con i ginepri, l'oleastro e la ginestra. La fauna è dominata dalle 230 specie di uccelli: numerose le folaghe e le anatre selvatiche, le civette e i gufi; sono presentì anche il cormorano, la strolaga, il beccaccino, il cavaliere d'Italia, il gabbiano reale; più rari il falco pescatore, il fenicottero rosa (che si trova solo sui bordi dei laghi), lo sparviero e il falco pellegrino. I mammiferi sono rappresentati dal cinghiale, dal bufalo, dalla volpe, dalla faina, dalla martora, dalla donnola, dalla lepre, dal tasso, dal riccio, dall'istrice e dallo scoiattolo. Circa 150 daini vivono in cattività, in un apposito recinto all'interno della foresta, in località Cerasella. Accanto alle specie botaniche e faunistiche il parco comprende importanti resti archeologici: una villa forse appartenuta all'imperatore Domiziano, il vivaio ittico della Piscina di Lucullo, le mura dell'amico centro latino di Circeii.

 Accoglienza clienti tel 0039 0554936459-  email torreguelfa@torreguelfa.it 
I VIAGGI DEL GUSTO- Via Dell'Oriuolo, 17 - Firenze- Italy
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